Lettera a Cirinnà sulla Stepchild Adoption

Gentile Onorevole Monica Cirinnà,

come genitori di figli omosessuali conosciamo bene le sofferenze legate al fatto che da una loro relazione affettiva non possono nascere figli.

Non abbiamo dubbi che Lei, attraverso la Stepchild Adoption prevista dalla legge sulle unioni civili, desideri lenire tale sofferenza, ma crediamo che la stessa Stepchild Adoption non sia la giusta via

 

Lettera integragle

 

   
Spett.le Onorevole
Monica Cirinnà
SENATO DELLA REPUBBLICA
Piazza Madama
00186 - Roma


Gentile Onorevole Monica Cirinnà,

come genitori di figli omosessuali conosciamo bene le sofferenze legate al fatto che da una loro relazione affettiva non possono nascere figli.

Non abbiamo dubbi che Lei, attraverso la Stepchild Adoption prevista dalla legge sulle unioni civili, desideri lenire tale sofferenza, ma crediamo che la stessa Stepchild Adoption non sia la giusta via, e per la tutela del figlio, e perché crea nelle persone omosessuali aspettative che nella realtà non possono che rimanere deluse.

Il figlio naturale del partner, ossia il minore già nato, nato cioè da una precedente relazione affettiva con una persona dell’altro sesso, ha già due genitori: il partner e il suo ex-partner eterosessuale. Il desiderio incoraggiato dalla legge di avere un figlio, verrebbe quindi a basarsi esclusivamente sulla speranza che il genitore di sesso diverso sia mancante, o a causa della sua morte o perché quest’ultimo abbia abbandonato o abbandoni la propria maternità o paternità, ambedue i casi più che rari e, comunque, non desiderabili.

La via realistica per giungere attraverso la Stepchild Adoption alla co-maternità o co-paternità è quindi quella dell’eterologa o della cosiddetta maternità surrogata conseguita all’estero.

Invece, mentre Lei continua a sostenere che la Stepchild non è volta alla normalizzazione dell’utero in affitto, in quanto non esplicitamente menzionato nel disegno di legge, la maggior parte degli italiani - come dimostrano i sondaggi - la vede diversamente; e a loro si affiancano numerosissime persone omosessuali – si veda il caso Dolce e Gabbana - che dicono: NOT IN MY NAME.

Onorevole Cirinnà, tale opposizione non è opera della disinformazione da parte di una presunta destra radicale cattolica retrograda. La preghiamo piuttosto di dare ascolto alle tante voci che si levano, come quella del presidente della Fondazione Gramsci quando mette in guardia dal credere che “il riconoscimento per legge del desiderio individuale possa essere fonte di libertà e del diritto”.

Un desiderio, nato dalla sofferenza legata al fatto che dalla relazione con il partner non possono nascere figli, preventiva in modo deliberato la rimozione della figura parentale dell'altro sesso dalla vita del figlio e questo non fa il suo bene; così come non aiuta le persone omosessuali a vivere la propria condizione in modo sereno e civile.

Milano, 11 gennaio 2016  


           Presidenza AGAPO – Associazione
     Genitori e Amici di Persone Omosessuali